IL GRULLO PARLANTE

Chi e' veramente Diego Della Collina? Le rivelazioni di un suo amico d'infanzia.

 

Mi trovo a Porto Sant’Elpidio, nelle Marche, seduto ad un tavolino d’angolo al bar Crosta. Davanti a me c’e’ Cretaceo Morbillo, compagno di elementari e amico d’infanzia di Diego Della Collina. Ci soffermiamo per un momento, in silenzio, ad osservare il via vai di ragazze in bikini e cacciatori di gnocca adriatici sul lungomare. “Giurassico Scarlattina, ecco il soprannome che Diego m’aveva affibbiato in seconda elementare.” Esordisce Cretaceo, con l’aria pensosa di chi sta pensando. “Per avere sette anni aveva gia’ una buona cultura generale. Lo interessavano soprattutto la storia geologico-paleontologica della Terra e le malattie infettive.” Cretaceo parla a ruota libera. Sa perche’ sono venuto a cercarlo e cosa voglio sapere, e non sembra avere peli sulla lingua, anche se il resto del corpo e’ ricoperto d’una folta peluria. Sembra leggermi nel pensiero. “Ti diro’ tutto quello che vuoi sapere; non ho peli sulla lingua.Sul palato si, ma non sulla lingua.” Dice sputacchiando due pelacci neri e contorti. “Io e Diego eravamo compgani di banco,e lo siamo stati per tutto il percorso scolastico, dalla prima elementare alla quinta liceo. Io copiavo i suoi compiti di matematica e lui i miei di latino, almeno questo pensava lui, perche’ spesso si trattava dei compiti di greco.” Arriva la cameriera, una ragazza bionda, secca secca e lunga lunga ma con un davanzale abbondante. Cretaceo ama i crostacei. La maglietta che indossa ha il disegno di un granchio che gioca a scacchi e la scritta: Sei carapace di battermi? Ordina un succo di pomodoro ed un gamberone farcito. Io mi accontento di un infuso di radicchio e una cotoletta alla milanese al sangue. La cameriera si piega leggermente in avanti e tutti e due frughiamo avidamente con lo sguado nella sua profonda scollatura. Cretaceo chiude gli occhi per un attimo e poi ricomincia a parlare. “Diego ha sempre avuto una predilezione per le donne prosperose. Mi ricordo la sua prima fiamma. Una bella culona bionda che si chiamava per l’appunto Fiamma. Sei la mia prima fiamma, gli ripeteva in continuazione Diego. Lei ogni volta rideva a crepapelle. Una volta la mamma di Fiamma gli scopri’ che si sbaciucchiavano in cantina e fu la fine. Non si rividero piu’. Fino all’eta’ di 13 anni aveva delle forti inclinazioni religiose. Voelva entrare nell’ordine francescano. Percorrere il mondo in lungo e in largo con indosso un semplice saio stracciato, a piedi nudi, elemosinando un tozzo di pane per cena e portando la buona novella ai selvaggi della Papua Nuova Guinea. Si allenava alla futura missione camminando tutto il giorno a piedi nudi. Aborriva le scarpe. Sosteneva che la decadenza dei costumi dell’umana gente era cominciata con l’introduzione della calzatura. I piedoni puzzolenti e sgraffiati erano un buon antidoto contro la pulsione sessuale opprimente. Sua madre era disperata. Non sapeva cosa fare. Mister Tod’s era gia’ allora un uomo dalla volonta’ d’acciaio. Un giorno, mi ricordo, stavamo camminando insieme per il corso. Facevamo le vasche per guardare le ragazze. Io indossavo un paio di Timberland nuove fiammanti. Diego si trascinava su quesi suoi fettoni nudi e maleodoranti. Da lontano vedemmo arrivare Marietta, una ragazza per cui Diego stravedeva. In realta’ non era poi un gran che, ma tutti i gusti son gusti. La giovane si avvicino’. Diego divenne tutto rosso per l’emozione. Perfino i piedoni arrossirono. Marietta guardo’ con aria sprezzante quei due pezzi di carne attaccati in alla caviglia di Diego, poi si giro’ verso di me e disse: Ciao Cretaceo, come stai? Ma che belle scarpe hai. Cosa fai stasera?. Diego -me lo ricordo come fosse quarant’anni fa- non fece una piega. Il giorno dopo divenne a pprendista di Gino Tomaia, il calzolaio del paese.” Cretaceo smette di parlare e si gira verso la spiaggia. Un rifrullio di ricordi della bella eta’ che non torna piu’ gli saltellano per la mente, si capisce dalla sequnza di tre ruttoni stereo che emette. “A 16 anni era diventato un giocatore di Subbuteo molto forte. Era arrivato in finale al campionato provinciale, ed aveva perso ai rigori da un tipo di Fermo, proprietario di un negozio di giocattoli. Possedeva una bella squadra con i colori dipinti a mano. Un giorno un olandese in vacanza gli chiese se la voleva vendere. Piuttosto la distruggo, fu la sua secca risposta.” Crostaceo ingoia l’ultimo boccone di gamberone, mi guarda con aria interrogativa e dice: “Prepuzio e’ stato un piacere. Ora devo andare. Faccia buon uso di quanto le ho detto.” D’impovviso si alza e corre via urlando da lontano: “Paga tu, te li rendo con gli interessi appena ci rivediamo.”

 

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