|
I peli negli orecchi piacciono. E tanto. Finalmente, ieri, ne ho avuta
la conferma. Passeggiavo in centro, sfoggiando i miei peli uscenti
dagli orecchi lunghi 38 cm, quando una donna mi si è parata davanti,
si è messa a ridere e ha detto: "Ma lo sai che sei sessi?", poi è
scappata via sghignazzando sguaiatamente come un'ossessa. Era la
conferma che desideravo. È dal lontano 1978, il 4 agosto, per la
precisione, che non mi taglio i peli negli orecchi. È stata una scelta
estetica di vita coraggiosa e lungimirante. Sapevo che prima o poi
sarei stato apprezzato; e l'universo, (soprattutto quello femminile,
che m'interessa molto sotto il profilo strettamente
intellettual-sessuale), avrebbe riconosciuto la validità delle mie
teorie estetiche.
Prima di andare avanti in questa apologia del pelo negli orecchi
voglio descrivervi quello che vedreste se mi incontraste per la
strada, dal fornaio, in casa di amici (vostri, perché oramai di miei
non ne ho più), sull'autobus o ai cessi pubblici. Il mio orecchio
destro ha sette peli di un bel colore castano chiaro, il mio orecchio
sinistro nove, del medesimo colore. Come ho detto prima, la lunghezza
dei peli raggiunge i 38 cm. Quando sono in vena e voglio sentirmi
elegante unisco fra il naso ed il labbro superiore con bel fiocchetto
ben fatto i peli proveniente dall'orecchio destro e quelli provenienti
dal sinistro. Dovreste vedere la foto che mi son fatto per Natale tre
anni fa. Vestito di tutto punto e con il bel fiocchetto sotto il naso.
Bello come un Apollo.
Sfortunatamente voi tutti sapete che i peli sotto le ascelle, i peli
sul petto e quelli nel culo non crescono oltre una certa lunghezza.
Hai voglia a spargerci sopra concimi chimici ed anticrittogamici. Hai
voglia a spalmarci sopra merda di vacca, ararli ed annaffiarli. Non
c'è verso. Una volta, da bambino, decisi di crescere i peli nel culo.
Mi ricordo che provai ad usare lo stesso sistema che si usa con le
patate e che ne favorisce una crescita ed uno sviluppo notevoli:
metterle a mollo in un bicchiere d'acqua, sostenute da stuzzicadenti
opportunamente piazzati a raggiera, in modo che solo una metà dei
tuberi rimanga immersa nel prezioso liquido fonte di vita, composto da
ossigeno, idrogeno, sali minerali, mercurio ed inquinanti vari. Per
mesi rimasi con il culo a mollo in una bacinella della dimensione
adatta. Ogni lunedì mattina alle otto e trenta, puntuale come un
regionale di Trenitalia, misuravo con un calibro da orefici -preciso
al micron- la lunghezza dei peli. Ma nulla. Non crescevano. Arrivati a
quei tre-quattro centimetri (se va bene), la crescita si blocca e ci
si ritrova con quei brufoletti arruffati e ritorti che non sono né
carne né pesce. Mi ci vollero mesi per assorbire la delusione e per
guarire dalle piaghe che la troppa permanenza delle natiche in acqua
(poco meno di sette mesi) aveva creato. Per questo motivo decisi che
lo sfuttamento estetico dei peli nelle orecchie -simili ai capelli,
suppongo per la loro vicinanza- sarebbe stata l'unica alternativa
estetica che mi rimaneva.
Fino ad allora, stoltamente, avevo continuato a tagliarmeli. Dovevo
essere pazzo, folle o in preda ad attacchi di dementia precox
per non capire l'assurdità totale delle mie folli sforbiciate. Un
giorno, confidandomi con il mio amico immaginario Alfonso -un distinto
signorotto sulla sessantina, autoritario ma benevolo, con quella sua
parlantina sciolta e la voce cavernosa, ed a cui piace usare
espressioni gergali come "mi puzzano le mutande" o "la
dendrocronologia è una scienza del cazzo"- mi resi conto dei miei
errori. Errori che non solo commettevo ma, diabolicamente, perseveravo
nel commettere. Avevo in mano, senza accorgermene, la soluzione ai
miei dubbi follicolari. Capii di errare. Feci penitenza e mi misi al
lavoro.
Mi ci vollero anni affinché si cominciassero a notare i risultati. La
crescita era lenta ma costante, imperterrita ed innegabile. Mi potei
dire felice solo quando fui in grado, per la prima volta -me lo
ricordo come fosse sei anni fa (ed era sei anni fa)- riuscii ad unire
sotto il naso i peli dell'orecchio destro a quelli del sinistro. Da
allora è stata una corsa in discesa. Un piacere unico ed irripetibile
che mi ha riempito l'esistenza di una gioia mai provata prima. Un
senso di completezza estetica che consiglio a tutti. Mancava solo, a
questo punto, il riconoscimento altrui. Soprattutto, come ho detto,
quello del gentil sesso. Finalmente, ieri, esso è arrivato nella forma
che ho descritto all'inizio. Ora sono felice e desidero che tutto il
mondo lo sappia.
Trapezio Prepuzio
|
|