IL GRULLO PARLANTE

I lupini di famiglia. Inchiesta di Trapezio Prepuzio.

 

Il calcio e’ un businness, o come oramai dicono in Inghilterra, football is affari. Alcuni eroici giornalisti investigativi hanno portato alla luce il poderoso conflitto d’interessi che ruota intorno alla famigerata GEA, una societa’ gestita da rampolli di potenti famiglie pallonare che getta molte ombre sulla gestione dell’affare pallone in Italia. Ma non e’ l’unico caso. LEA ( acronimo che sta per Lupini E Affini) e’ un nome pressoche’ sconosciuto al grande pubblico. Quando, comodamente seduti sulle gradinate della Maratona o della tribuna Montemario, ingannate l’attesa del fischio d’inizio ingozzandovi una buona manciata di lupini appena acquistati, non sapete che in realta’ state sgranocchiando un conflitto d’interessi di proporzioni omeriche. In tutti gli stadi italiani (tutti, dalla terza categoria al Meazza) la vendita dei lupini e’ affidata ad una serie di societa’ che fanno capo alla LEA. Dietro alla LEA si cela una banca d’affari Colombiana che fa capo a Marietto Cecchi Gori, figlio dell’ex proprietario della Fiorentina. La LEA, e basta una telefonata alla Confargricoltori per accertarsene, acquista il 76% della produzione nostrana di lupini. Ma non lo fa direttamente, bensi’ attraverso una fiduciaria off-shore, la Lupinin, di proprieta’ di Gina Rizzuto, figlia di Valentino e Santino Romanelli, figlio dell’ex proprietario della Rondinella. La Lupinin gira poi i lupini ad un prezzo ribassato alla Bollitura Lupina, che provvede a bollirli ed impacchettarli. La composizione del consiglio d’amministrazione della Bollitura Lupina e’ tale da far rizzare i capelli ad un calvo. Vi troviamo Santuzza Massimino, figlia dell’ex presidente del Catania, linguista d’eccezione e stimato enologo Angelo e Risiko Preziosi, figlio del neo presidente del Genoa. La bollitura Lupina rivende poi i lupini, bolliti ed impacchettati a dovere alla Lupinin che a sua volta li rivende alla LEA a prezzo quintuplicato. In questo modo si crea una plusvalenza nei libri contabili della LEA, e di conseguenza ne fa salire il prezzo delle azioni, ed una  minusvalenza in quelli della Lupinin che puo’ cosi’ risultare in perdita, ottenendo notevoli sgravi fiscali ed avvalersi di ingenti contributi pubblici. Dopo una lunga serie di ricerche siamo arrivati a scoprire la vera composizione del consiglio d’amministrazione della LEA. Marietto Checchi Gori non e’ altro che una copertura. Il 30% del pacchetto della LEA appartiene a Gunther VI, figlio del cane presidente del Pisa, un altro 30% e’ diviso fra Pippa Romanelli, sorella di Santino, Ciccio Gaucci e Questurino Zamparini, figli dei noti rispettivi padri. Il restante 40% risulta di proprieta’ della Finanziaria Lucente, la quale fa capo alla donna delle pulizie di casa Geronzi (lui e’ come il prezzemolo nelle polpette, c’e’ sempre). Voci raccolte nei corridoi della SIAE, la societa’ pubblica che si occupa della gestione delle concessioni di vendita dei lupini e afini negli stadi italiani, parlano di tre tonnellate di lupini marci e puzzolenti gettati da ignoti la notte prima della data per l’assegnazione del contratto ventennale nel bagno al pianterreno della casa del direttore generale della SIAE, personaggio notoriamente incorruttibile, dai costumi morigerati ed in odor di santita’. Forse sono solo voci, ma ho visto personalmente una buccia marcia di lupino nel risvolto dei pantaloni di Carraro quando sono andato a casa sua per intervistarlo. La prossima volta che nell’intervallo della partita, fra il lancio d’un sanpietrino ad un terzino avversario che si sta scaldando e la divelzione d’un seggiolino, vi mettete in bocca un lupino, sappiate che quello che state masticando non e’ un semplice lupino, ma uno dei tanti tasselli nell’intricato conflitto d’intererssi che ruota intorno al calcio italiano.

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